Siamo nella prima metà del ‘900, negli Stati Uniti i movimenti fondamentalisti legati alla politica e alla chiesa statunitense cominciavano a piantare le radici del proibizionismo con la nascita delle cosiddette società di temperanza che legavano la vendita e il consumo di alcool ad ogni male che accadeva sulla terra.
Effettivamente l’alcol era soggetto ad un consumo eccessivo con forti e devastanti conseguenze anche a livello sociale, in qualche modo il suo consumo era legato alla povertà e alla criminalità. Molte donne erano costrette a subire maltrattamenti e violenze a causa di mariti o padri in stati di ubriachezza totale, ormai completamente dipendenti dal tale sostanza. Inoltre si cominciò a pensare che l’abuso di alcol fosse causa anche di assenteismo sul lavoro e per cui che potesse creare danni dell’intero sistema produttivo americano, fu per questo che il proibizionismo vide tra le sue fila anche nomi di industriali importanti quali Henry Ford e John Rockefeller, i quali aderirono all’Anti-Saloon League versando anche ingenti somme di denaro.
Grazie a questi fondi a disposizione l’Anti Saloon League ottenne molta visibilità e la capacità di poter influenzare ed esercitare pressioni sulla politica nazionale statunitense.
Le campagne per il regime “dry” (asciutto) iniziarono ad essere incentrate sui numeri: “I liquori sono responsabili del 25% della miseria, del 37% del depauperamento, del 45,8% della nascita di bambini deformi, del 25% delle malattie mentali, del 19,5% dei divorzi e del 50% dei crimini commessi nel nostro Paese”, citano le statistiche del Congresso fornite dalla Anti-Saloon League nel 1914. .
Nello stesso clima nel 1914 venne completamente proibito l’uso dell’oppio, e sancito il bando sull’alcol tramite il Volstead Act del 1919 e il XVIII emendamento degli Stati Uniti, entrato in vigore il 16 gennaio 1920 con l’obiettivo di salvare il paese dalla povertà e dalla violenza.
La sera del 15 gennaio in tutti gli Stati Uniti decine di migliaia di persone si riversarono nei negozi per fare rifornimento delle ultime bottiglie legalmente in vendita.
Per cui Negli anni a cavallo tra il 1920 e il 1933 la produzione, il trasporto e la vendita delle bibite alcoliche per il consumo furono completamente bandite.
L’effetto causato dalla legge fu del tutto contrario a quello sperato, invece di eliminare e/o diminuire il consumo di alcol, e con esso i problemi sociali de paese, generò un aumento della corruzione, l’esplosione della criminalità organizzata e il conseguente arricchimento della mafia che dominava il contrabbando di bevande alcoliche. I punti d’incontro delle persone che desideravano bere erano i bar clandestini nei sotterranei dei palazzi, posizionati in posti isolati con l’obiettivo di non attirare l’attenzione.
Nacquero migliaia di Speak-easy, locali in cui venivano vendute bevande alcoliche illegalmente, alcuni di loro erano gestiti da membri della criminalità organizzata, ed erano così redditizi che continuarono a prosperare. Nel 1920, anno dell’entrata in vigore del Proibizionismo, nella sola New York erano presenti 32.000 Speak-easy, contro i soli 15.000 bar legittimi di prima della proibizione.
Al Capone, la leggenda della criminalità organizzata basò la propria fortuna rifornendo illegalmente gli speakeasy di tutti gli Stati Uniti D’America.
Molteplici i tentativi per arginare e combattere la criminalità dilagante, ma nei fatti la legge sul proibizionismo mostrò effetti completamente opposti a quelli sperati.
Le persone scesero in piazza chiedendo di porre fine a questo bando fallimentare, fin quando nel 1933, con il Presidente Roosevelt venne sancita la fine del Proibizionismo.
Milioni di Americani poterono acquistare l’alcol liberalizzato e regolarmente tassato, facendo impennare le entrate del Governo: vennero anche creati circa un milione di posti di lavoro collegati all’industria degli alcolici.
Migliaia di affiliati a bande criminali correlate al mercato nero dell’alcol videro andare in fumo, da un giorno all’altro, un business da miliardi di dollari.