Quando parliamo di caffè non abbiamo dubbi a riguardo che la preparazione di tale bevanda sia uno dei vanti della tradizione italiana. Al contrario la tecnica della latte art arriva direttamente dal continente americano e si sta spandendo a macchia d’olio nei bar italiani; moda passeggera o investimento per ottenere più clientela? Vediamo perché seguire un corso latte art Roma.
Dalla preparazione del primo caffè al corso latte art Roma
Comparso per la prima volta a Venezia intorno nel 1570, il caffè era una bevanda a disposizione dei ceti più ricchi, almeno fino alla comparsa delle “botteghe del caffè” che contribuirono alla diffusione della bevanda, tant’è che ottenne addirittura la benedizione del Papa Clemente VIII e così moltiplicò a dismisura i suoi consensi.
Invece le origini del cappuccino si perdono fra le pieghe della storia seicentesca; possiamo dire con certezza che la bevanda nacque a Vienna e divenne popolare nella caffetteria di un ex soldato polacco, Kulczycki, che serviva caffè miscelato a panna e miele. (Per saperne di più può essere utile la lettura di questo articolo apparso sulla vera storia del cappuccino.)

corso latte art a Roma
Il cappuccino come lo conosciamo oggi viene diffuso in Italia ad inizio novecento, grazie alla creazione della macchina da espresso, e raggiunse la popolarità attorno agli anni trenta e da allora non è mai diminuita, divenendo una delle bevande più apprezzate.
Da qui a far diventare la preparazione dell’amato drink un’arte il passo è breve. Primo latte artist, o almeno colui che ha codificato la tecnica, è Jack Schomer che negli anni ottanta si distingueva grazie ai suoi disegni di cuori e rosette sui cappuccini.
Il trucco sta tutto nell’emulsione tra l’espresso e la crema di latte (microfoam) che per essere realizzata al meglio necessita di latte di ottima qualità, possibilmente fresco intero e con un contenuto del 3,5% di grassi.
Le due tecniche più utilizzate sono il free pouring, dove i design vengono realizzati a mano e quindi è una tecnica più difficile da padroneggiare, e l’etching, dove si disegna sulla superficie del cappuccino finito grazie a pennini e sciroppi.
È necessario seguire un corso latte art Roma per migliorare le proprio capacità e competenze?
Questa è una domanda che viene rivolta spesso: “ Non dovrebbe essere il gusto a stabilire la qualità di un cappuccino invece della mera presentazione?” Si e no.
Infatti un cappuccino che presenta in superficie un disegno particolarmente ben fatto è sicuramente segno di qualità poiché è impossibile eseguire i migliori design in free pouring senza che ogni aspetto della bevanda sia stato ben eseguito.
Quindi, nonostante ci siano molti altri fattori come torrefazione, qualità dell’espresso ed equilibrio tra latte e caffè ad influenzare qualità e gusto, una latte art non è solo decorativa ma una garanzia di buona qualità e manualità.
Inoltre la competizione tra vari bar è notevole ed imparare a padroneggiare un’abilità come la latte art è decisamente quel quid in più che potrebbe far affezionare la clientela al vostro negozio.
Un altro punto da non sottovalutare è l’importanza dei social media che creano pubblicità gratis, milioni di foto vengono condivise al giorno e niente incoraggia di più le persone a provare un nuovo bar di una foto di una bella latte art sul cappuccino.

Latte art Roma
Nel nostro corso latte art Roma verranno insegnate le tecniche principali e Cioko art, ovvero pittura e stencilling con il cacao che indubbiamente verrà apprezzato dai bambini.
All’inizio non sarà semplice creare bei design, anzi sarà LA sfida, ma queste tecniche necessitano di costanza e continua pratica in modo da poter ottenere risultati sempre più eleganti e far in modo che la gente continui a tornare per un caffè che è gioia per gli occhi e per il palato.
Curiosità finali sui corsi di Latte Art
- In Italia il primo a parlare ed a insegnare le tecniche della latte art fu Luigi Lupi e per molti anni rimase praticamente l’unico a farlo.
- L’abilità con la latte art viene misurata attraverso il “Latte Art Grading System” che suddivide in grado bianco, arancio, verde, rosso e nero.
- Jack Schomer ci mise più di sei mesi a padroneggiare la figura della “rosetta” e per crearla si ispirò da una foto di un caffè italiano.