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Quando si pensa al rum si pensa sicuramente al più famoso pirata cinematografico, ovvero Jack Sparrow, che ne cerca sempre qualche bottiglia da poter sorseggiare; di conseguenza pensiamo ai Caraibi, per definizione luogo dove il rum è nato.

Per questo dobbiamo ringraziare Cristoforo Colombo che, nel suo secondo viaggio verso l’America lo esporta in quella che oggi ha il nome di Repubblica Dominicana e trova in questa zona del continente il clima ideale per la coltivazione e inoltre i costi sono inferiori in quanto vi era l’importazione degli schiavi dall’Africa.

Il business dello zucchero venne sviluppato soprattutto da Inghilterra, Francia e Portogallo, dove nelle loro colonie si produceva un zucchero grezzo che successivamente veniva raffinato in Europa.

Ma perché abbiamo parlato dello zucchero? Perché è nel 1600 che viene sviluppata una particolare tecnica chiamata “sucre terré”, che nasce dal succo delle canne concentrato in caldaie di rame che venivano riscaldate a fuoco vivo fino a far arrivare alla massima cristallizzazione il liquido che si formava; successivamente questo veniva versato in contenitori di argilla con il fondo traforato ed esposto al sole per far essiccare lo zucchero e ciò che non defluiva, ovvero il liquido non cristallizzabile è la cosiddetta melassa.

La melassa possiede alcuni zuccheri non cristallizzabili che sono in grado di sviluppare una fermentazione alcolica, trasformandosi in alcol, e in questo caso in Rum, ed ancora oggi quello che noi conosciamo.

Come detto in precedenza la zona tipica di produzione sono i Caraibi, ma il Rum viene anche prodotto nelle zone dove vi sono coltivazioni di canne da zucchero.

Per quanto riguarda l’origine del nome, ci sono molte leggende a riguardo, ad esempio il fatto che la parola derivi dal nome latino della canna zucchero (soccarum officinarum) oppure il fatto che derivi da un termine dialettale di alcune zone della Gran Bretagna, che significa ‘tumulto’, dovuto alla distribuzione dell’acquavite ai marinai.

A seconda anche dei paesi di produzione il termine può variare, nelle colonie di lingua inglese si utilizza il termine ‘rum’, in quelle di lingua spagnola ‘ron’ e in quelle di lingua francese ‘rhum’.

Le ricette delle principali tipologie di Rum

La maggior parte dei rum che troviamo in commercio appartengono a quella categoria di distillati ottenuti da melasse di grado diverso, invecchiati in botti.

Vediamo alcune tipologie:

  • Rum Bianco: è il distillato più popolare, caratterizzato da una gradazione alcolica leggera; leggermente profumato e lievemente dolce. Molti lo affino per tre mesi e lo lasciano a riposo in botti usate precedentemente per l’invecchiamento di whisky e cognac. Al termine del riposo, il rum viene filtrato con carbone attivo, che gli dona il colore cristallino;
  • Rum Oro: distillato che matura in botti di quercia, usati in precedenza per l’invecchiamento del bourbon, per circa 1 o 2 anni; ha un profumo di vaniglia;
  • Rum Dark: è un rum pieno e ricco, con aroma di caramello, il suo colore scuro è dovuto dal contatto con le doghe della botte durante l’invecchiamento.
  • Rum Invecchiato: questo tipo di distillato è preparato con la combinazione di raccolti di diverse annate, in base al paese di produzione viene indicato in etichetta l’annata più giovane o più vecchia.